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Dov’è lo schermo su cui si proiettano le immagini che vediamo?

Percezione

Dov’è lo schermo su cui si proiettano le immagini che vediamo?

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Dov’è lo schermo su cui si proiettano le immagini che vediamo?

Alcuni aspetti della visione restano ancora un mistero ma quel che sappiamo con certezza è che tra gli oggetti che osserviamo e la nostra percezione visiva ci sono almeno due stadi di elaborazione: il primo include la nostra anatomia, fisiologia e neurologia della visione; il secondo è il nostro sistema di credenze.


Irene Menis

Non c’é nessuno schermo nel nostro cervello e neanche in nessun altra parte del corpo.

Probabilmente non c’è nemmeno fuori dal corpo.

Alcuni aspetti della visione restano ancora un mistero ma quel che sappiamo con certezza è che tra gli oggetti che osserviamo e la nostra percezione visiva ci sono almeno due stadi di elaborazione: il primo include la nostra anatomia, fisiologia e neurologia della visione; il secondo è il nostro sistema di credenze.

Quanto contribuiscono l’uno e l’altro?

Quanto si possono compensare l’uno con l’altro?

La nostra quotidianità tipicamente è abbastanza ordinaria in termini di esperienza visive e raramente ci troviamo a fronteggiare le sfide che ci proporrebbe un esperto della visione alle prese con le due domande che ci siamo appena fatti.

È ragionevole che la maggior parte di noi abbia avuto poche occasioni per confrontarsi con questi quesiti, quindi può essere interessante esaminare qualche esperienza documentata del passato.

Una delle prime pellicole cinematografiche realizzate riprendeva l’arrivo di un treno dal punto di vista di un osservatore sul binario. Quando venne proiettata al cinematografo, gli spettatori balzarono dalle poltrone terrorizzati credendo che il treno stesse per travolgerli.

Come è potuto accadere?

Nel loro sistema di credenze, un treno che si avvicinava da quell’angolazione aveva un unico significato: che li stava per investire. Nel nostro sistema di credenze, dopo decenni di proiezioni cinematografiche, sappiamo perfettamente che si tratta di una riproduzione bidimensionale e che possiamo rimanere comodamente seduti a goderci lo spettacolo.

Dal punto di vista anatomo-fisiologico, l’apparato visivo non è significativamente cambiato dalla nascita del cinema ad oggi, potremmo dire che approssimativamente è identico. Però il significato che i due tipi di spettatori attribuiscono alla medesima esperienza della visione è completamente diverso, perchè il sistema di credenze è completamente diverso.

Questo esempio attesta quanto il nostro sistema di credenze dia un contributo fondamentale al significato che diamo alla visione. Dunque anche alle possibilità che ci diamo di vedere o di non vedere.

Quando al pubblico di un secolo fa si spiegò che ciò che stavano osservando era soltanto una riproduzione bidimensionale, ciò non fu sufficiente a rassicurarlo del tutto. Questo ci porta alla conclusione che il nostro sistema di credenze risieda principalmente ad un livello della mente che difficilmente è plasmabile con una spiegazione puramente razionale e logica. La cosiddetta Mente Subconscia.

Il nostro sistema di credenze è la risultante di un sistema percettivo standardizzato a cui il nostro ambiente sociale e famigliare aderiscono. Ciascuno di noi l’ha integrato in diverse circostanze della propria vita perché è stato ritenuto in qualche modo vantaggioso ed adeguato a vivere in quel contesto.

“In qualche modo adeguato” non significa necessariamente che il sistema di credenze che abbiamo collezionato sia ottimizzato per una vi(s)ta ottimale.

Facciamo alcuni esempi di credenze - piuttosto diffuse - che potrebbero limitare la nostra abilità di vedere bene. Per esempio:

“È normale che io sia miopie visto che lo sono entrambi i miei genitori”, “Se ho questo difetto visivo, l’unica possibilità per vedere bene è mettere gli occhiali“, “È normale che con gli anni si diventi prespite”, “Sono diventato miope perchè devo lavorare tante ore al computer”. “Il mondo è pieno di brutture (e tutto sommano mi interessa poco vederlo)”, ecc.

Qualcuno potrebbe pensare che (alcune di) queste affermazioni siano verità inconfutabili.

Ma altre culture con diversi sistemi di credenze lo smentiscono. Infatti, per esempio, in oriente si vedono decisamene molte meno persone con gli occhiali, anche ad età inoltrata.

Le affermazioni elencate sopra, sono solo alcuni esempi di credenze personali che contribuiscono a definire il perimetro di ciò che ci concediamo di sperimentare in termini di capacità di visione.

Esercitiamoci dunque a creare delle credenze potenzianti sui medesimi temi, che allarghino il perimetro delle possibilità che ci diamo per espandere le nostre capacità. ecco alcuni esempi:

“Anche se i miei genitori sono entrambi miopi, io sono l’unico responsabile dei miei propri occhi”, 

“Anche se mi è stato diagnosticata questa caratteristica visiva posso esercitarmi e migliorare la mia visione”, 

“Scelgo di prendere ad esempio le persone anziane che continuano a vedere bene da vicino”, 

“Uso il computer in modo saggio, per tutelare sia il mio lavoro che la mia vista”, 

“ Cerco e trovo con lo sguardo le bellezze del mondo intorno a me”.

A questi esempi puoi aggiungere tutte quelle che puoi immaginare e che ti permetterebbero di avere accesso alla tua visione ottimale.

Prenditi qualche minuto per creare la tua lista personalizzata di credenze potenzianti per la uua vista.

Ora che hai creato la tua personale “lista per la vista”, è interessante chiedersi come fare affinchè queste credenze siano integrate nella tua modalità percettiva abituale.

Quando parliamo di credenze dobbiamo ricordarci che ci sono due livelli della mente sempre operativi. Una è la Mente Conscia, che esprime il nostro desiderio, e l’altra è la Mente Subconscia che esprime la nostra abitudine. 

La prima gioca per il 5% e la seconda per il 95%; è indispensabile che 100% della nostra mente sia congruente quando andiamo

verso un cambiamento,

Ora che il 5% della tua Mente Conscia ha prodotto la “lista per la vista” e ha deciso di quali nuove credenze ha bisogno, è fondamentale che anche il 95% le integri, in modo da potere portare nella sua modalità comportamentale abitudinaria, fisiologica e naturale questa manifestazione.

Come abbiamo detto poche righe fa, la Mente Subconscia non comprende il linguaggio logico e razionale: occorre imparare il suo linguaggio per comunicare efficacemente con lei. Ci sono molte modalità per dialogare con il subconscio. Quella che dal mio punto di vista è più efficace si chiama PSYCH-K® e permette esattamente di integrare in breve tempo e in maniera stabile le credenze che sono più appropriate per ciascun individuo.


Irene Menis
Irene Menis - si raccontaclasse 1971 - faccio l'istruttrice e la facilitatrice di PSYCH-K® e PER-K®.Nell'anno del mio 40esimo compleanno ho... Leggi la biografia
Irene Menis - si raccontaclasse 1971 - faccio l'istruttrice e la facilitatrice di PSYCH-K® e PER-K®.Nell'anno del mio 40esimo compleanno ho dato una svolta alla mia vita, che ora si dipana fra Torino, Roma e suggestivi angoli di mondo.Ebbene, a 40 anni ho deciso che c’erano cose più interessantida scoprire sulla Terra che su Marte e... Leggi la biografia

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